APRILIA (Latina – martedì 30 aprile 2024) – È stato messo sotto sfratto il monastero ortodosso di Campo di Carne, fondato nel 1991 da monsignore Antonio De Rosso (figura vicina a Giovanni Paolo I). L’ordine è quello di sgomberare il prima possibile, e i monaci protestano. A delineare i contorni e la genesi della vicenda (e del perché si è proceduto allo sfratto) è il Superiore del monastero, Padre Luca Monti, che si racconta ai microfoni di Adnkronos.
di Anita Testa
L’INIZIO DEL CASO – “Questo monastero”, spiega Padre Monti, “è la nostra sede legale ed è la sola chiesa che possediamo in Italia. Poco prima di morire, monsignor De Rosso ha acceso un mutuo, non a nome della chiesa, ma della diaconia Onlus tuttora esistente. Le cose sono andate bene sino al 2014 quando, in assenza di disponibilità di soldi, il mutuo non è stato più pagato, e la chiesa è andata all’asta giudiziaria come luogo di culto.”
LA SITUAZIONE DEL MONASTERO – Il racconto continua: “All’epoca non avevamo la disponibilità economica che ora invece avremmo. Due anni fa pare abbiano comprato degli indiani per 124mila euro a fronte di un edificio che occupa mille metri quadrati: la cosa strana è che si sono palesati per avere i loro diritti solo qualche mese fa. Noi non abbiamo mai ricevuto alcuna notifica, probabilmente perché si riteneva che la chiesa fosse vuota e sconsacrata ma non è così. Ho chiesto al Tribunale di sospendere la vendita in attesa dell’udienza fissata per il prossimo 3 luglio.”
L’AVVISO DI SFRATTO – E così, si arriva allo sfratto: “In teoria fino a quella data tutto dovrebbe restare fermo invece ora è arrivata una mail che comunica che lo sfratto esecutivo avverrà il 6 maggio, il giorno dopo la Pasqua [ortodossa, ndr]. Il che significa che dovremmo smontare la chiesa l’indomani le celebrazioni pasquali in poche ore per liberare tutto. Se il 3 luglio avremo torto lo deciderà il giudice, nel frattempo non si capisce il perché si stiano forzando i tempi.”
UNA SPERANZA PER LUGLIO – In conclusione: “Stiamo pensando di fare una manifestazione davanti al Tribunale di Latina il 2 maggio. Il paradosso è che l’ufficiale giudiziario scavalca il giudice. È vero che lo sfratto è esecutivo ma il rischio è che ci buttino fuori ora per farci rientrare a luglio se il giudice ci darà ragione.”
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